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incesto

La piscina di papà – 15. La sua ragazza


di yemail
07.07.2025    |    1.245    |    0 8.2
"“Allora, Silvia, ” dissi, prendendo un sorso di vino, “come ti trovi all’università? Elisa mi ha detto che state studiando tanto..."
Mi mancava tanto mia figlia. Da quando era partita per l’università, la casa era diventata un luogo silenzioso e vuoto. Ogni angolo mi ricordava la sua presenza, il suo sorriso, la sua risata contagiosa. Erano passati anni dalla morte di mia moglie, e mia figlia era diventata il mio unico punto fermo, la mia ragione di vita. Ma ora, dopo tanto tempo, stavo per riabbracciarla e l’ansia mi stringeva lo stomaco in una morsa.

Il viaggio verso la sua nuova città fu lungo e faticoso. Guidai per ore, con la mente piena di ricordi e di domande. Come l’avrei trovata? Sarebbe stata felice di vedermi? Avrei riconosciuto la sua nuova vita, così diversa dalla nostra?

Camilla e Viola, le sue migliori amiche, erano rimaste a casa, e mi chiesi come stessero affrontando la mia assenza. Mi avevano chiesto tantissime volte di poter venire con me a trovare Elisa, sapevo che erano molto legate, e la loro amicizia era stata una fonte di conforto per tutti noi; ma almeno la prima volta volevo essere solo con lei. Immaginai che stessero portando avanti la loro amicizia con i vicini di casa, Tommaso e Giovanna. Specialmente con Giovanna, che nei giorni precedenti ci aveva visto fare sesso tutti e tre insieme. Quel pensiero mi fece sorridere, nonostante la malinconia che provavo.

Finalmente, dopo quello che mi sembrò un’eternità, arrivai davanti al suo appartamento. Il cuore mi batteva forte nel petto mentre suonavo il campanello. Sentii dei passi avvicinarsi alla porta, e quando si aprì, eccola lì, mia figlia, più grande e più bella di quanto ricordassi.

“Papà!” esclamò, con gli occhi lucidi di emozione. Mi gettò le braccia al collo, mi appoggiò le sue morbide labbra sulla bocca e mi infilò la lingua voluttuosa in cerca della mia. In quel momento, tutto il peso delle mie ansie e delle mie preoccupazioni svanì. Ero finalmente a casa, tra le braccia di mia figlia.

“Elisa, quanto mi sei mancata,” dissi, stringendola forte. “Non sai quanto ho pensato a te in questi mesi. La casa senza di te è così vuota.”

“Anche tu mi sei mancato, papà,” rispose, con la voce tremante. “Ma sono così felice qui. L’università è fantastica, e ho conosciuto così tante persone meravigliose.”

La guardai negli occhi, vedendo una determinazione e una maturità che non avevo mai notato prima. Era cresciuta, e la sua nuova vita le aveva dato una forza che prima non aveva. Mi riempì di orgoglio sapere che stava affrontando il mondo con coraggio e determinazione.

“Voglio sapere tutto,” le dissi, entrando nel suo appartamento. “Voglio conoscere ogni dettaglio della tua nuova vita.”

Mentre mi faceva fare un tour del suo nuovo ambiente, mi resi conto di quanto fosse cambiata. La sua stanza era piena di libri, quaderni e poster di artisti che non conoscevo. C’era una energia vibrante in quel posto, una vitalità che mi fece sentire giovane e pieno di speranza.

Mentre Elisa mi faceva fare un tour del suo nuovo appartamento, rimasi colpito dalla cura e dall’organizzazione del posto. Era una casa affittata a studenti, situata in una zona vivace e piena di vita. L’edificio era ben mantenuto, con un ingresso accogliente e scale pulite e ordinate.

“Questo è il salotto,” disse Elisa, aprendo la porta d’ingresso. “Come vedi, è abbastanza grande e comodo. Abbiamo un divano, una TV e un tavolo da pranzo dove possiamo studiare o mangiare insieme.”

Annuii, osservando l’arredamento moderno e funzionale. C’era una libreria piena di libri, e le finestre lasciavano entrare molta luce naturale, rendendo l’ambiente accogliente e invitante.

“E questa è la cucina,” continuò, facendomi strada verso una stanza adiacente. “È completamente attrezzata, e abbiamo deciso di dividerci i compiti per le pulizie e la spesa. Funziona davvero bene!”

La cucina era pulita e ordinata, con elettrodomestici nuovi e un tavolo da pranzo che poteva ospitare comodamente quattro persone. Mi piaceva vedere quanto fossero organizzate e responsabili.

“Ora ti mostro la camera,” disse Elisa, con un sorriso entusiasta. “Ce ne sono tre, una per ciascuna di noi. Ogni camera ha il suo bagno privato, il che è davvero fantastico per la privacy.”

La prima camera sulla sinistra del corridoio della zona notte era la sua. Era spaziosa e ben arredata, con una scrivania vicino alla finestra, una poltroncina comoda e un letto grande e invitante. Le pareti erano decorate con poster di artisti e fotografie che ci avevano scattato insieme. C’era anche uno scaffale pieno di libri e oggetti personali che le davano un tocco unico e accogliente.

“Questa è la mia stanza,” disse orgogliosa. “Mi piace avere il mio spazio per studiare e rilassarmi.”

Annuii, felice di vedere quanto fosse contenta. “È davvero bella, Elisa. Mi piace molto.”

Poi mi indicò la porta della camera dopo la sua. “Questa dopo la mia è quella di Silvia” disse Elisa. “Abbiamo legato subito, e ora siamo diventate amiche inseparabili.”

Infine l’ultima porta, per esclusione, immaginavo già a chi appartenesse.

“Quella è di Greta, lei è davvero piena di energia,” disse Elisa. “Ci fa sempre ridere e ci spinge a uscire dalla nostra zona di comfort. È un’ottima compagnia.”

Rimasi colpito dalla dinamica positiva tra le tre ragazze. “Mi fa piacere sentire che vi siete create un ambiente così accogliente e solidale. Sono contento che tu abbia trovato delle brave persone con cui vivere.”

Elisa sorrise, grata per la mia approvazione. “Sì, papà. Sono davvero fortunate ad avere Silvia e Greta come coinquiline. Ci sosteniamo a vicenda, sia nello studio che nella vita di tutti i giorni.”

Mentre tornavamo nel salotto, non potei fare a meno di sentirmi orgoglioso. La mia figlia era cresciuta e aveva creato per sé una vita indipendente e felice. Sapere che era circondata da amiche così speciali mi dava una grande tranquillità.

“E tu, papà, come stai?” chiese Elisa, sedendosi sul divano e invitandomi a fare lo stesso. “Come vanno le cose a casa?”

Le parlai di Camilla e Viola, delle nostre giornate intense e di quanto mi mancasse la sua presenza. Le raccontai anche dei vicini, Tommaso e Giovanna, e di come avessero riempito il vuoto lasciato dalla sua partenza. Elisa ascoltò attentamente, facendo domande e mostrando un interesse sincero per la mia vita.

“Sono contenta che tu non sia solo, papà,” disse, prendendomi la mano. “So che non è facile per te, ma sono felice che tu abbia trovato delle persone che ti rendono felice.”

Annuii, stringendo dolcemente la sua mano. “Anche io sono felice per te, Elisa. Vederti così realizzata e circondata da amiche meravigliose mi riempie di gioia.”

In quel momento, mentre eravamo immersi nella nostra conversazione, una ragazza comparve in salotto, arrivando dalla zona notte. Elisa si alzò immediatamente e la presentò: “Papà, questa è Silvia. Silvia, lui è mio padre.”

Silvia mi tese la mano con un sorriso caloroso. “Piacere di conoscerti,” disse, con una voce dolce e melodiosa. Era davvero molto bella, con folti capelli mori e ricciolini che le incorniciavano il viso, occhi verdi penetranti e un sorriso contagioso. Indossava dei vestiti comodi ma non particolarmente aderenti, il che mi fece pensare che forse non si sentiva completamente a suo agio con il proprio corpo, nonostante le forme interessanti che si intravedevano.

“Piacere mio, Silvia,” risposi, stringendole la mano. “Elisa mi ha parlato molto di te.”

Silvia lanciò un’occhiata complice a Elisa, e in quel momento capii che tra loro c’era qualcosa di più di una semplice amicizia. La complicità che condividevano era palpabile, e mi fece sorridere vedere mia figlia così felice e serena.

“Stavo per uscire per andare a lezione,” disse Silvia, “ma Elisa mi ha invitato a prendere un bicchiere di prosecco con voi. Non si rifiuta mai un brindisi, vero?”

Elisa sorrise e andò a prendere tre bicchieri e una bottiglia di prosecco dal frigorifero. “Esatto, un brindisi alla vita universitaria!” esclamò, riempiendo i bicchieri.

Silvia prese il suo bicchiere e mi guardò con un sorriso. “Ma non preoccuparti, non sono un’alcolista.” Scherzò, facendo l’occhiolino.

Brindammo alla vita universitaria, e mentre assaggiavo il prosecco, notai un sapore di fondo strano, quasi salato. Incrociai lo sguardo di Elisa, che sembrava aspettare proprio una mia reazione. C’era qualcosa nei suoi occhi, una scintilla di malizia e divertimento, che mi fece capire immediatamente cosa stava succedendo.

Silvia bevve un sorso e fece una smorfia. “Mmm, questo prosecco ha un sapore un po’ strano,” commentò, ma poi scrollò le spalle e sorrise. “Comunque, è sempre un piacere brindare con voi. Ora devo proprio scappare.”

Ci salutò e uscì di casa, lasciandomi solo con Elisa. Appena la porta si chiuse dietro di lei, mi voltai verso mia figlia con un sorriso complice.

“Elisa,” dissi, “ho riconosciuto il sapore della tua pipì nel prosecco.”

Elisa ridacchiò, con un’espressione di soddisfazione sul volto. “Lo sapevo che l’avresti riconosciuto, papà. Volevo fare qualcosa di speciale per te, qualcosa che solo noi due capiamo.”

Annuii, sentendo un misto di divertimento e affetto. “Be’, ci sei riuscita. È stato… unico.”

La situazione mi aveva eccitato parecchio. I momenti di intimità con mia figlia mi mancavano tremendamente, e il sesso tra noi era qualcosa di unico e speciale. Il pissing era diventato un nostro segno distintivo, un legame che ci univa in modo indissolubile. Nonostante in sua assenza avessi trovato conforto con Viola e Camilla, nulla poteva sostituire quel legame profondo e unico che condividevo con Elisa.

Mentre eravamo seduti nel salotto, con il prosecco ancora nei nostri bicchieri, sentii un’ondata di desiderio e nostalgia. “Elisa,” dissi, la voce carica di emozione, “mi sei mancata tantissimo. Non solo come figlia, ma come… tutto.”

Elisa mi guardò con gli occhi lucidi, capendo perfettamente a cosa mi riferissi. “Anche tu mi sei mancato, papà. Più di quanto possa esprimere a parole.”

Ci avvicinammo l’uno all’altra, e il mondo intorno a noi sembrò svanire. Le nostre labbra si incontrarono in un bacio passionato e carico di significato. Era un bacio che conteneva tutto: amore, desiderio, nostalgia e un legame che andava oltre le parole.

“Elisa,” chiesi, mentre ci riprendevamo dal nostro momento di passione, “vorrei sapere di più del tuo rapporto con Silvia. Come è iniziato tutto?”

Elisa si sistemò comodamente sul divano, un sorriso malizioso le illuminava il volto. “Be’, all’inizio eravamo solo coinquiline. Ci siamo incontrate il primo giorno qui e abbiamo legato subito. Era come se ci conoscessimo da una vita. La complicità tra noi è stata immediata.”

Annuii, incoraggiandola a continuare. “E poi?”

“Poi le cose sono diventate più intime,” continuò, con gli occhi che brillavano di ricordi. “Una sera, dopo aver studiato insieme, ci siamo ritrovate a baciarci. È stato spontaneo, naturale. Da lì, le cose sono evolute rapidamente. Il sesso tra noi è sempre stato spontaneo e passionato.”

Sentii un’erezione formarsi mentre ascoltavo i dettagli. “E come è Silvia a letto?” chiesi, curioso.

Elisa ridacchiò, un suono che mi fece venire la pelle d’oca. “Silvia è dolce e passionale, ma ha una sessualità ancora molto classica. Non ha mai sperimentato molto oltre il sesso tradizionale. Non è mai stata con un ragazzo, le sue esperienze sono tutte con ragazze. Ma a parte questo, non ha mai provato cose insolite.”

La mia erezione divenne ancora più intensa mentre immaginavo le loro notti insieme. “E tu, come la coinvolgi in queste esperienze?”

Elisa sorrise, un sorriso che prometteva mille segreti. “Be’, sto cercando di farle scoprire nuovi sapori, nuovi piaceri. Voglio che sia aperta a tutto, come lo sono io. E tu lo sai, papà, quanto amo queste cose.”

Annuii, comprendendo perfettamente. “Ma perché metterle la pipì nel prosecco di nascosto? Non è un po’… ingiusto?”

Elisa si strinse nelle spalle, un gesto che era sia di scusa che di sfida. “Voglio solo abituarla a questi nuovi sapori. Voglio che sia pronta per cose più… estreme. Mi mancano i nostri giochi bagnati, e so che anche a te mancano. Voglio che Silvia sia parte di questo, che condivida con noi queste esperienze uniche.”

La sgridai leggermente, ma dentro di me ero eccitato dalla sua audacia. “Elisa, non è giusto farlo di nascosto. Silvia merita di sapere cosa sta bevendo.”

Elisa annuì, comprendendo il mio punto di vista. “Lo so, papà. Ma voglio che sia una sorpresa. Voglio vedere la sua reazione quando lo scoprirà. E so che alla fine le piacerà.”

Mi avvicinai a lei, prendendole la mano. “Spero solo che tu non la spaventi troppo. Silvia sembra una persona speciale, e merita di essere trattata con rispetto.”

Elisa mi baciò dolcemente, un bacio che era pieno di promesse. “Lo so, papà. E lo farò. Ma per ora, voglio solo che sia aperta a nuove esperienze. E so che con il tempo, amerà tutto ciò che abbiamo da offrirle.”

Mentre parlavamo, sentii la mia eccitazione crescere. L’idea di Elisa che introduceva Silvia a nuovi piaceri, che la guidava in un mondo di sensazioni uniche, mi faceva impazzire. E sapevo che, nonostante tutto, il legame tra loro due sarebbe diventato qualcosa di davvero speciale.

Elisa notò il mio evidente stato di eccitazione e sorrise compiaciuta. “Vedo che l’idea ti piace, papà,” disse, posando una mano sul mio inguine ed iniziando a massaggiarmi. “E so che anche Silvia sarà entusiasta di scoprire nuovi piaceri con te. Con noi.”

“Elisa,” dissi, cercando di mantenere la calma, “sono molto curioso di sapere come intendi procedere. Silvia sembra aperta, ma è anche evidente che è nuova a tutto questo.”

Elisa annuì, comprendendo le mie preoccupazioni. “Hai ragione, papà. Silvia non è mai stata con un uomo, quindi dobbiamo procedere con calma. Ma le ho già accennato al nostro rapporto speciale, e devo dirti che la sua reazione è stata… curiosa. Non si è scandalizzata, anzi, sembrava intrigata.”

Quelle parole mi riempirono di speranza e desiderio. “Davvero? E cosa le hai detto esattamente?”

“Le ho parlato di noi, di quanto il nostro legame sia unico e speciale,” rispose Elisa, con un tono sicuro. “Le ho detto che il sesso con lei è bello, ma che non posso rinunciare a te. E che non mi sento di escluderti dai nostri rapporti. Silvia ha capito e sembra aperta all’idea di esplorare qualcosa di nuovo con entrambi.”

La prospettiva di coinvolgerla gradualmente nei nostri giochi mi eccitava enormemente. “E come pensi di procedere?”

Elisa si avvicinò, il suo respiro caldo sul mio orecchio. “Voglio arrivare ci gradualmente. Prima le farò capire quanto sia naturale e bello il nostro rapporto. Le mostrerò quanto amore e passione c’è tra noi. E poi, piano piano, la coinvolgeremo.”

Annuii, sentendo il desiderio crescere. “Mi sembra un piano perfetto. E sono sicuro che Silvia sarà entusiasta di scoprire nuovi piaceri con noi.”

Elisa sorrise, un sorriso che prometteva mille segreti. “Lo sarà, papà. Ne sono certa. E ora, perché non ci spostiamo in camera? Non vorrei che le coinquiline ci trovassero in questa situazione.”

Mi prese per mano e mi condusse verso la sua stanza, chiudendo la porta dietro di noi. La camera era illuminata da una luce soffusa, creando un’atmosfera intima e accogliente. Elisa mi spinse dolcemente sul letto e si mise a cavalcioni su di me, il suo corpo caldo e desiderabile premuto contro il mio.

“Elisa,” dissi, la voce carica di desiderio, “mi sei mancata così tanto.”

“Anche tu mi sei mancato, papà,” rispose, baciandomi con passione. Le nostre lingue si intrecciarono in un bacio profondo e carico di significato. Sentii le sue mani esplorare il mio corpo, accarezzando ogni curva e ogni muscolo, come se volesse memorizzare ogni dettaglio.

Mi sollevai per toglierle la maglia, rivelando il suo seno perfetto. I suoi capezzoli erano già turgidi, pronti per le mie carezze. Li baciai e li succhiai, sentendo i suoi gemiti di piacere che mi eccitavano ancora di più. Elisa si inarcò contro di me, premendo il suo sesso contro la mia erezione, creando una deliziosa frizione.

“Ti voglio, papà,” gemette, mentre le sue mani si muovevano frenetiche per togliermi i pantaloni. “Ti voglio dentro di me.”

La accontentai, entrando in lei con un movimento fluido. Gememmo all’unisono, sentendo finalmente il nostro legame fisico che si riaccendeva. Iniziai a muovermi lentamente, godendo di ogni sensazione, di ogni gemito che usciva dalle sue labbra. Elisa si aggrappò a me, le sue unghie che si conficcavano nella mia schiena, spingendomi a muovermi più velocemente.

“Più forte, papà,” ansimò. “Voglio sentirti tutto.”

Obbedii, aumentando il ritmo e la profondità delle mie spinte. La stanza si riempì dei nostri gemiti e dei suoni del nostro corpo che si incontravano. Era un momento di pura passione e amore, un momento che avevo sognato per così tanto tempo.

“Elisa,” dissi, la voce roca per lo sforzo e il desiderio, “sei mia. Solo mia.”

“Sì, papà,” rispose, con gli occhi lucidi di piacere. “Sono tua. Per sempre.”

Continuammo a muoverci all’unisono, il nostro piacere che cresceva insieme. Sentii l’orgasmo montare, pronto a travolgermi. “Elisa, ci sono quasi,” avvisai, sentendo il mio corpo tendersi.

“Anche io, papà,” rispose, con un sorriso malizioso. “Vieni con me.”

E così facemmo, raggiungendo insieme l’apice del piacere, i nostri corpi scossi dagli spasmi dell’orgasmo. Crollammo uno sull’altro, i nostri respiri affannati e i cuori che battevano all’unisono.

“Ti amo, Elisa,” dissi, baciandola dolcemente. “Più di quanto possa esprimere a parole.”

“Anch’io ti amo, papà,” rispose, con un sorriso sereno. “E so che insieme possiamo affrontare qualsiasi cosa. Anche introdurre Silvia nel nostro mondo.”

Annuii, sentendo una nuova ondata di desiderio e speranza. “Sì, insieme possiamo fare qualsiasi cosa.”

In quel momento, mentre eravamo abbracciati, sentii che il nostro legame era più forte che mai. E sapevo che, con calma e pazienza, avremmo potuto creare qualcosa di davvero speciale con Silvia, qualcosa che avrebbe arricchito le nostre vite in modi che non potevamo nemmeno immaginare.

Elisa si staccò da me, un sorriso malizioso le illuminava il volto. “Papà, c’è qualcosa che mi è mancato tanto quanto il tuo corpo,” disse, con un tono di voce che tradiva la sua eccitazione. “E so che anche a te è mancato.”

La guardai, curioso e già eccitato dalle sue parole. “Di cosa parli, Elisa?”

Si alzò dal letto e mi prese per mano, guidandomi verso la sedia della scrivania. “Voglio che tu mi dia qualcosa che solo tu puoi darmi. Qualcosa che è nostro, qualcosa di unico.”

Capii immediatamente a cosa si riferiva e un sorriso si allargò sul mio volto. “Vuoi dire…?”

Annuì, gli occhi brillanti di desiderio. “Sì, papà. Voglio la tua pipì. Mi è mancata tanto. E so che anche a te è mancato condividerla con me.”

La feci sedere sulla sedia, assicurandomi che fosse comoda. “Non potrei mai lasciare la mia dolce bambina senza il suo premio,” dissi, posizionandomi in piedi davanti a lei.

Elisa si aprì le gambe, offrendosi a me, il suo sesso ancora bagnato e desideroso. Iniziai a urinare, puntando il getto prima sulla sua figa, sentendo il calore e la pressione del mio flusso che la inondava. Elisa gemette, chiudendo gli occhi e godendosi la sensazione. Poi, lentamente, spostai il getto verso l’alto, coprendo il suo ventre piatto e i suoi seni perfetti, fino a raggiungere la sua bocca.

“Bevi, tesoro,” dissi dolcemente, mentre lei apriva le labbra e accoglieva il mio flusso, bevendo avidamente. La vista di mia figlia che beveva la mia pipì era incredibilmente erotica, e sentii il mio desiderio riaffiorare con forza.

Elisa bevve fino all’ultima goccia, leccandosi le labbra con un sorriso soddisfatto. “Grazie, papà,” disse, la voce carica di emozione. “Mi è mancato così tanto.”

La sollevai dalla sedia e la strinsi in un abbraccio, sentendo il suo corpo caldo e umido contro il mio. “Anche a me è mancato, Elisa. E so che c’è altro da esplorare insieme. Con Silvia, e solo tra di noi.”

Elisa annuì, appoggiando la testa sul mio petto. “Sì, papà. E so che Silvia sarà parte di questo viaggio speciale.”

In quel momento, mentre eravamo abbracciati, sentii una profonda connessione con mia figlia. Il nostro legame era unico, speciale, e sapevo che insieme avremmo potuto percorrere le nuove esperienze che avremmo condiviso con Silvia.

Dopo il nostro intenso momento di intimità, chiesi a Elisa uno straccio per pulire la sedia e il pavimento dai residui di urina. Volevo assicurarmi che tutto fosse in ordine prima che rientrassero le coinquiline. Elisa mi porse uno straccio e un po’ d’acqua, poi la mandai a fare una doccia mentre io mi occupavo delle pulizie.

“Fai con calma, papà,” disse con un sorriso, uscendo dalla stanza diretta verso il bagno. “Io intanto mi lavo.”

Annuii, concentrandomi sul compito di ripulire ogni traccia del nostro incontro. Una volta finito, mi diressi verso il bagno per fare la mia doccia. Avevo deciso di farle separatamente così, se nel frattempo fossero rientrate Silvia o Greta e avessero chiamato Elisa, ci sarebbe stato uno di noi pronto a rispondere dalla camera.

Entrai nella doccia, lasciando che l’acqua calda scivolasse sul mio corpo, rilassandomi dopo l’intensa giornata. Non sentii le voci delle ragazze rientrare, ma quando uscii dal bagno, asciugandomi i capelli con un asciugamano e il corpo ancora gocciolante, notai che la porta della camera era aperta. Non me ne accorsi subito avendo l’asciugamano in testa, ma nel corridoio stava passando Greta.

“Finalmente si vede un cazzo in questa casa,” esordì Greta con un sorriso malizioso, notandomi nudo. “Ciao, sono Greta. Tu devi essere il padre di Elisa, giusto?”

Annuii, sorridendo imbarazzato ma anche divertito. “Sì, sono io. Piacere di conoscerti, Greta. Scusa l’abbigliamento, ero appena uscito dalla doccia.”

Greta fece un gesto con la mano, come a dire che non c’era problema. “Non scusarti, anzi, è un piacere per gli occhi. Elisa ha parlato molto di te, e ora capisco perché.”

In quel momento, Elisa tornò in camera, avvolta in un accappatoio, i capelli bagnati e un sorriso complice sul volto. “Greta, smettila di fare la simpaticona e lascia in pace mio padre,” disse, dandole un colpetto scherzoso.

Greta ridacchiò. “Dai, Elisa, non essere gelosa. Stavo solo facendo conoscenza con il famoso papà.”

Elisa mi guardò, gli occhi pieni di affetto. “Sì, lui è il famoso papà. E ora, se non ti dispiace, vorremmo finire di vestirci.”

Greta alzò le mani in segno di resa. “Va bene, va bene. Vado a vedere se Silvia ha bisogno di aiuto con la spesa. Ci vediamo dopo, ragazzi.”

Con un ultimo sorriso malizioso, Greta si allontanò lungo il corridoio, lasciandomi solo con Elisa. “Be’, sembra che tu abbia fatto una buona impressione,” commentai, cercando di mantenere un tono leggero.

Elisa sorrise, avvolgendomi in un abbraccio. “Te l’avevo detto che Greta è una simpaticona. E sono contenta che l’abbia presa così bene. Ora, finiamo di vestirci e andiamo a vedere cosa stanno combinando le ragazze.”

Le coinquiline ci invitarono a cena, ma Elisa aveva altri piani. “Grazie per l’invito, ragazze,” disse Elisa, “ma ho promesso a papà un giro turistico della zona universitaria. Voglio fargli vedere tutti i miei posti preferiti.”

Silvia e Greta si scambiarono uno sguardo complice, sorridendo. “Nessun problema, Elisa,” rispose Silvia. “Divertitevi e fateci sapere se avete bisogno di consigli su dove mangiare!”

“Grazie, lo faremo!” disse Elisa, prendendomi per mano e guidandomi verso la porta. “Andiamo, papà. C’è tanto da vedere!”

Uscimmo dall’appartamento e ci incamminammo per le strade vivaci della città universitaria. Elisa mi indicava i vari luoghi significativi per lei: la biblioteca dove studiava, il caffè dove si incontrava con gli amici, il parco dove amava rilassarsi. Ogni posto aveva una storia, e ascoltare i suoi racconti mi fece sentire ancora più connesso alla sua nuova vita.

“Ecco, questo è il mio posto preferito per studiare,” disse, indicando una panchina in un piccolo giardino nascosto. “È così tranquillo e pieno di ispirazione.”

“È bellissimo, Elisa,” risposi, guardandomi intorno. “Mi piace vedere quanto sei felice qui.”

Continuammo la nostra passeggiata, ridendo e scherzando come quando era più piccola. Il tempo sembrava essersi fermato, e per un momento, eravamo solo un padre e una figlia che esploravano il mondo insieme.

Dopo aver girato per un po’, Elisa mi chiese: “Hai fame, papà? Conosco un ristorante etnico fantastico dove possiamo cenare.”

“Certo, sono curioso di provare!” risposi, seguendola verso una stradina laterale.

Arrivammo davanti a un piccolo ristorante con luci soffuse e un’atmosfera accogliente. L’insegna sopra la porta indicava “Sapori d’Oriente”. Elisa aprì la porta e mi fece entrare per primo.

“Benvenuti!” ci accolse il proprietario con un sorriso caloroso. “Un tavolo per due?”

“Sì, per favore,” rispose Elisa.

Ci condusse a un tavolo in un angolo tranquillo, lontano dalla folla. Il ristorante era decorato con lanterne colorate e tappeti orientali, creando un’ambientazione esotica e rilassante.

“Questo posto è magico, Elisa,” dissi, guardandomi intorno. “Come l’hai scoperto?”

“L’ho trovato per caso una sera che studiavo fino a tardi,” spiegò. “Sono entrata per caso e mi sono innamorata dell’atmosfera e del cibo. Da allora, è diventato il mio rifugio segreto.”

Il cameriere ci portò i menù, e dopo aver ordinato, iniziammo a chiacchierare di tutto e di niente. La conversazione fluiva naturale, e mi resi conto di quanto mi fosse mancata quella connessione con mia figlia.

“Elisa, sono così felice di vedere quanto sei cresciuta e quanto sei realizzata,” dissi, prendendole la mano. “La tua vita qui è meravigliosa.”

Lei sorrise, stringendo la mia mano. “Grazie, papà. Anche io sono felice di averti qui con me. Mi sei mancato tantissimo.”

Il cibo arrivò poco dopo, e ogni piatto era più delizioso dell’altro. Assaggiammo piatti speziati, zuppe aromatiche e dolci esotici. Ogni boccone era un viaggio di sapori, e la compagnia di Elisa rendeva tutto ancora più speciale.

“Questo posto è davvero unico,” commentai, gustando un boccone di curry. “Grazie per avermi portato qui.”

“Di niente, papà,” rispose Elisa, sorridendo. “Volevo che provassi qualcosa di speciale.”

Dopo cena, pagammo il conto e uscimmo dal ristorante, sentendoci pieni e soddisfatti. La serata era ancora giovane, e camminammo lentamente verso l’hotel, godendoci la compagnia reciproca.

“Grazie per questa serata, Elisa,” dissi, mentre ci avvicinavamo all’hotel. “È stato perfetto.”

“Anche per me, papà,” rispose, abbracciandomi. “Mi sei mancato così tanto.”

Mentre camminavamo verso l’hotel, Elisa mi prese sottobraccio e mi guardò con un sorriso malizioso. “Papà, c’è qualcosa di cui vorrei parlarti,” iniziò, la voce carica di aspettativa.

“Certo, dimmi tutto,” risposi, incuriosito.

Elisa fece una pausa, come per raccogliere i pensieri, poi continuò: “Be’, sai che Silvia è molto curiosa e aperta a nuove esperienze. Ma non ha mai avuto rapporti con un uomo. Le sue esperienze sono tutte con ragazze, e non ha mai nemmeno toccato un uomo nudo.”

Annuii, ascoltando attentamente. “E quindi?”

“Quindi,” continuò Elisa, con un tono di voce che tradiva la sua eccitazione, “le ho proposto di approfittare di te. Voglio dire, se sei d’accordo, ovviamente. Pensavo che potrebbe essere un’ottima opportunità per lei esplorare qualcosa di nuovo, e so che tu saresti perfetto per introdurla a queste esperienze.”

La prospettiva mi eccitò immediatamente. “E come hai pensato di farlo?” chiesi, cercando di mantenere un tono calmo.

Elisa sorrise, un sorriso che prometteva mille segreti. “Be’, il piano è farla assistere, e possibilmente partecipare, a un momento di intimità tra noi due. C’è solo da capire come farlo senza che si senta troppo a disagio o invasa.”

“Capisco,” dissi, riflettendo sulle sue parole. “E come pensi di procedere?”

Elisa si strinse nelle spalle, un gesto che era sia di scusa che di sfida. “Non lo so ancora con certezza. Ma so che Silvia è aperta all’idea. Le ho parlato di noi, di quanto il nostro legame sia unico e speciale, e lei sembra intrigata.”

La prospettiva di coinvolgere Silvia nei nostri giochi mi eccitava enormemente. “E come pensi di farla entrare in scena?” chiesi, curioso di sapere i dettagli.

Elisa ridacchiò, un suono che mi fece venire la pelle d’oca. “Be’, potremmo fare in modo che ci sorprenda mentre siamo… impegnati. Potrebbe entrare nella stanza mentre siamo nel bel mezzo di qualcosa di intenso. O potremmo farle credere che è un incontro casuale.”

Annuii, immaginando la scena. “Mi piace l’idea. Ma dobbiamo essere sicuri che sia a suo agio con tutto questo.”

“Lo sarà, papà,” rispose Elisa, con un tono sicuro. “Ne sono certa. Silvia è una persona aperta e curiosa, e so che con il tempo amerà tutto ciò che abbiamo da offrirle.”

Mi fermai davanti all’ingresso dell’hotel, voltandomi verso Elisa con un sorriso complice. “Allora, facciamolo. Vediamo come possiamo fare in modo che Silvia si unisca a noi in questo viaggio speciale.”

Elisa mi baciò dolcemente, un bacio che era pieno di promesse. “Grazie, papà. So che sarà un’esperienza indimenticabile per tutti noi.”

Mi accompagnò fino alla porta della mia stanza, dove ci salutammo con un ultimo abbraccio. “Buonanotte, papà. Ci vediamo domani,” disse, prima di allontanarsi lungo il corridoio.

Entrai nella mia stanza, sentendo un misto di eccitazione e anticipazione. La prospettiva di esplorare nuove frontiere con Elisa e Silvia mi riempiva di desiderio e curiosità. Sapevo che, con calma e pazienza, avremmo potuto creare qualcosa di davvero speciale, qualcosa che avrebbe arricchito le nostre vite in modi che non potevamo nemmeno immaginare.

Mi svegliai l’indomani mattina con un’erezione mattutina che sembrava non volersene andare. L’idea di sedurre Silvia insieme a Elisa mi aveva eccitato tutta la notte, e ora che era giorno, il mio desiderio era più forte che mai. Avevo già in mente un piano dettagliato e non vedevo l’ora di metterlo in atto.

Chiamai subito Elisa, la voce carica di entusiasmo. “Elisa, ho un’idea per oggi. Che ne dici di un picnic fuori porta? Potremmo andare noi tre insieme.”

“Un picnic? Mi piace l’idea, papà,” rispose Elisa, con un tono di voce che tradiva la sua eccitazione. “Ma come facciamo con Silvia?”

“Be’, il piano è questo,” spiegai, abbassando la voce per rendere il momento più intimo. “Dopo aver mangiato, tu fai un cenno a Silvia per farle capire di andare a fare un giro. Noi due inizieremo a fare sesso, e poi Silvia tornerà trovandoci in quella situazione. Cosa ne pensi?”

Elisa ridacchiò, un suono che mi fece venire la pelle d’oca. “Mi piace, papà. È un piano perfetto. E per rendere tutto ancora più eccitante, potrei portare qualcosa per bendarti. Così Silvia potrà avvicinarsi a te da una posizione di vantaggio, senza che tu la veda arrivare.”

“Esatto,” confermai, immaginando la scena. “Essendo sabato, non avete lezione, quindi avremo tutta la giornata a disposizione. Puoi metterti d’accordo con Silvia e farle sapere il piano?”

“Certo, papà,” rispose Elisa, con un tono sicuro. “Lascia fare a me. Ti richiamo tra poco.”

Riattaccai, sentendo un’ondata di eccitazione. Sapevo che il piano avrebbe funzionato, e non vedevo l’ora di vivere quell’esperienza unica con la donna più importante della mia vita.

Dopo circa mezz’ora, il telefono squillò di nuovo. Era Elisa, e questa volta fingeva di avere un’idea spontanea. “Ciao, papà! Stavo pensando, che ne dici se oggi facciamo un picnic? Potremmo andare in quel posto così carino fuori porta di cui ti parlavo ieri. E… Silvia ha detto che le farebbe piacere unirsi a noi, se per te va bene.”

“Certo, Elisa,” risposi, entrando nel suo gioco. “Mi sembra un’ottima idea. Organizzate tutto voi, io sono a vostra disposizione.”

“Perfetto, papà,” disse, con un tono di voce che tradiva la sua eccitazione. “Allora ci vediamo tra un paio d’ore da noi. Porta qualcosa da bere, ci pensiamo noi al cibo.”

Riattaccai, sentendo un misto di eccitazione e anticipazione. Sapevo che la giornata sarebbe stata indimenticabile, e non vedevo l’ora di vivere ogni momento con Elisa e Silvia..

Mi presentai a casa delle ragazze in macchina, con un sorriso entusiasta e le braccia cariche di bottiglie di vino e birre, oltre a qualche acqua. Non sapendo esattamente cosa avessero preparato da mangiare, avevo deciso di coprire tutte le eventualità. Elisa e Silvia mi aspettavano già pronte, con dei cesti da picnic in mano e un’aria di complotto negli occhi.

“Ciao, papà!” esclamò Elisa, salutandomi con un bacio sulla guancia. “Sei pronto per la nostra avventura?”

“Prontissimo!” risposi, caricando le bevande in macchina. “E voi, ragazze, avete tutto quello che serve?”

Silvia, con un sorriso timido ma eccitato, annuì. “Sì, abbiamo pensato a tutto. Panini, frutta, dolci… sarà un picnic perfetto!”

Salimmo in macchina, con Elisa che faceva strada seguendo il navigatore sul suo cellulare. Mi diressi verso una collina fuori città, e mentre guidavo, non potei fare a meno di pensare che ci stavamo inoltrando in un territorio sconosciuto, letteralmente e metaforicamente.

“Elisa, sei sicura che questo navigatore funzioni?” scherzai, guardando la strada deserta. “Sembriamo in mezzo al nulla!”

Elisa ridacchiò. “Fidati, papà. So dove sto andando. Questo posto è un segreto, ma ne vale davvero la pena.”

Silvia, dal sedile posteriore, si sporse in avanti. “Elisa mi ha parlato tanto di questo posto. Non vedo l’ora di vederlo con i miei occhi!”

Dopo un po’, iniziai a dubitare della nostra direzione, ma finalmente, dopo una curva, ci trovammo di fronte a un sentiero sterrato. “Ecco, siamo arrivati,” disse Elisa, indicando il sentiero. “Parcheggiamo qui e proseguiamo a piedi.”

Lasciammo la macchina e ci incamminammo lungo il sentiero, con i cesti da picnic in spalla. Il bosco era fitto e verde, e l’aria era fresca e profumata. Dopo qualche minuto, emergemmo dalla vegetazione e ci trovammo in una radura con una vista mozzafiato sulla città sottostante.

“Wow,” esclamai, guardandomi intorno. “Questo posto è spettacolare!”

Elisa e Silvia sorrisero, evidentemente orgogliose della loro scelta. “Te l’avevo detto, papà,” disse Elisa, posando il cesto a terra. “È il posto perfetto per un picnic.”

Stendemmo una coperta sull’erba e iniziammo a disporre il cibo. I panini erano deliziosi, farciti con ingredienti freschi e saporiti. Bevemmo vino e birra, ridendo e scherzando come vecchi amici.

“Allora, Silvia,” dissi, prendendo un sorso di vino, “come ti trovi all’università? Elisa mi ha detto che state studiando tanto.”

Silvia annuì, con un sorriso sincero. “Sì, è impegnativo, ma anche molto stimolante. E avere Elisa come coinquilina rende tutto più facile e divertente.”

Elisa le strinse la mano, un gesto che non passò inosservato. “Anche per me è lo stesso, Silvia. Siamo una grande squadra.”

Mentre mangiavamo, l’atmosfera era leggera e spensierata. Ma sotto la superficie, sapevo che tutti e tre stavamo aspettando con impazienza il momento clou della giornata. A un certo punto, Elisa si avvicinò a Silvia e la baciò dolcemente sulle labbra, un bacio che durò qualche secondo ma che fu abbastanza intenso da farmi capire quanto fossero legate. Quando si staccarono, entrambe mi guardarono con un sorriso complice.

“Spero che non ti dispiaccia, papà,” disse Elisa, prendendomi la mano. “Volevamo solo rendere ufficiale la nostra relazione davanti a te.”

“Per niente,” risposi, stringendo la sua mano. “Sono felice per voi due. Davvero.”

Dopo aver finito di mangiare, Elisa fece un cenno a Silvia, che annuì discretamente. “Scusate, ragazzi,” disse Silvia, alzandosi. “Vado a cercare un bagno. Torno tra poco.”

“Fai con calma, Silvia,” rispose Elisa, con un tono che tradiva la sua eccitazione. “Noi ti aspettiamo qui.”

Silvia si allontanò lungo il sentiero, lasciando me ed Elisa soli nella radura. Il cuore mi batteva forte nel petto mentre guardavo mia figlia, sapendo che stavamo per vivere un momento unico e indimenticabile.

“Allora, papà,” disse Elisa, con un sorriso malizioso. “Pronti per il grande spettacolo?”

“Prontissimo,” risposi, sentendo un’ondata di desiderio. “Ma prima, bendami con qualcosa. Voglio che Silvia si senta a suo agio ad avvicinarsi.”

Elisa annuì e tirò fuori un foulard dalla sua borsa. “Perfetto. Ora, rilassati e lascia fare a me.”

Mi bendò gli occhi, e improvvisamente tutto divenne buio. Sentii le mani di Elisa sulla mia cintura, che iniziavano a slacciarla. Il mio respiro si fece più pesante, e il desiderio cresceva a ogni suo tocco.

“Elisa,” sussurrai, sentendo le sue labbra sul mio orecchio. “Sei sicura che Silvia tornerà?”

“Oh, tornerà,” rispose, con un tono sicuro. “E quando lo farà, sarà una sorpresa per tutti noi.”

Continuammo a baciarci e accarezzarci, il desiderio che cresceva a ogni tocco. Sapevo che Silvia sarebbe tornata, e l’anticipazione di quel momento rendeva tutto ancora più eccitante.

Attraverso il foulard, riuscivo a vedere un pochino, e scorgevo la sagoma di Elisa che masturbava il mio cazzo con movimenti lenti e sensuali. La sentii togliersi per un momento, probabilmente per controllare se Silvia stesse arrivando. La sua bocca calda e umida avvolse nuovamente il mio membro, e io gemetti di piacere, sentendo ogni nervo del mio corpo accendersi.

Elisa continuava a muoversi con maestria, la sua lingua che danzava intorno alla mia erezione, mandandomi ondate di piacere. Ogni tanto si fermava, sollevandosi per controllare se Silvia fosse in vista. La luce intensa all’aperto filtrava attraverso il foulard, permettendomi di vedere ombre e sagome. Sentii i passi di Silvia avvicinarsi, e quando la vidi, era a meno di due metri da noi. La sua figura si delineava chiaramente, e potei vedere il suo sorriso timido ma eccitato.

Silvia si avvicinò ad Elisa, che si era sollevata in ginocchio e continuava a stimolarmi con le mani. Le due ragazze si baciarono intensamente, le loro lingue che si intrecciavano in un bacio passionato. La mano libera di Elisa si spostò sul seno di Silvia, accarezzandolo e stuzzicando il capezzolo attraverso il tessuto sottile della sua maglietta. Silvia ricambiò, le sue mani che esploravano il corpo di Elisa con desiderio.

Dopo qualche minuto di quel bacio intenso, Elisa prese la mano di Silvia e, continuando a baciarla, la guidò verso il mio cazzo. Ora avevo una mano per ragazza che mi stringeva, e la sensazione era indescrivibile. Era come se, oltre al mio membro, si stessero stringendo dolcemente la mano tra loro, creando un cerchio di piacere e connessione.

Elisa, con voce dolce e sensuale, iniziò a istruire Silvia. “Vedi, Silvia, così. Usa la lingua per leccare la punta, lentamente. E poi, prendilo in bocca, piano piano.”

Seguii le istruzioni di Elisa, sentendo la lingua di Silvia esplorare il mio membro con esitazione ma crescente sicurezza. La sensazione era indescrivibile, avere due donne che mi davano piacere in modo così intimo e coordinato.

“Brava, Silvia,” disse Elisa, incoraggiandola. “Ora, usa anche le mani. Masturbalo mentre lo prendi in bocca. Sì, così. Perfetto.”

Continuai a fingere di essere bendato e ignaro della presenza di Silvia, godendo delle sensazioni che mi travolgevano. Le loro mani e le loro bocche lavoravano in sincronia, portandomi sempre più vicino all’orgasmo.

Dopo qualche minuto, Elisa si fermò e mi tolse la benda. “Papà, ora puoi vedere,” disse, con un sorriso malizioso.

Aprii gli occhi e vidi Silvia, il suo viso vicino al mio inguine, le sue labbra avvolte intorno al mio cazzo. Era una visione erotica e incredibilmente eccitante. “Silvia,” dissi, la voce roca per l’eccitazione, “sei bellissima. Mi piace tantissimo quello che stai facendo.”

Lei sollevò lo sguardo, un sorriso timido ma eccitato sulle labbra. “Grazie, sto cercando di fare del mio meglio.”

Elisa si avvicinò, baciandomi dolcemente sulle labbra. “Ti piace, vero? Vedere Silvia che ti dà piacere.”

Annuii, incapace di parlare per l’intensità delle sensazioni. “Sì, è incredibile.”

Silvia continuò a leccare e succhiare, le sue mani che mi masturbavano con movimenti sicuri. Dopo un po’, però, si fermò e sollevò lo sguardo verso di me ed Elisa. “Ragazzi, non so se sono ancora in grado di ricevere lo sperma in bocca,” confessò, un po’ imbarazzata.

Elisa le accarezzò dolcemente il viso, rassicurandola. “Non preoccuparti, Silvia. Non c’è nessun obbligo. Lascia fare a me.”

Con quelle parole, Elisa si riavvicinò al mio cazzo, prendendo il posto di Silvia. “Voglio assaporarti, papà. Voglio sentirti venire nella mia bocca.”

Ripresi a gemere, sentendo l’orgasmo montare rapidamente. Elisa mi portò al limite, e con un ultimo gemito, venni, sentendo il mio seme caldo riempire la sua bocca. Elisa si sollevò, mostrando maliziosamente a Silvia la bocca piena di sperma, prima di ingoiare.

“Delizioso,” disse Elisa, leccandosi le labbra. “Vuoi assaggiare, Silvia?”

Silvia annuì, eccitata, e le due ragazze si baciarono passionatamente, esplorando i sapori nuovi e intensi che avevano condiviso. “Mmm, è diverso,” commentò Silvia, con un sorriso. “Ma mi piace. Molto.”

Ci abbracciammo tutti e tre, godendoci la vicinanza e la connessione che avevamo creato. Sapevo che quel momento sarebbe rimasto per sempre nei nostri cuori, un ricordo indelebile di piacere e amore.

Le ragazze erano eccitate e i loro baci diventarono sempre più passionati e intensi. Le loro mani iniziarono a esplorare i corpi l’una dell’altra con desiderio, e presto i baci non bastarono più. Iniziarono a spogliarsi, lasciando cadere i vestiti sull’erba della radura. La vista dei loro corpi nudi, illuminati dalla luce del sole, era semplicemente mozzafiato.

Elisa, con un sorriso malizioso, estrasse un vibratore dalla borsa. Era evidente che quel giocattolo era un compagno abituale dei loro momenti intimi. “Voglio farti sentire qualcosa di speciale, Silvia,” disse, accarezzando il viso dell’amica.

Silvia annuì, eccitata e curiosa. “Mostrami, Elisa. Voglio sentire tutto.”

Elisa iniziò a baciare e leccare il corpo di Silvia, soffermandosi sui seni e sui capezzoli, che diventarono turgidi sotto le sue attenzioni. Silvia gemette di piacere, inarcando la schiena per offrire di più. La mano di Elisa scese tra le gambe di Silvia, accarezzando e stimolando il clitoride mentre il vibratore ronzava in sottofondo.

“Sei così bagnata, Silvia,” sussurrò Elisa, inserendo lentamente il vibratore dentro di lei. Silvia gemette, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare alle sensazioni. Elisa iniziò a muovere il vibratore dentro e fuori, creando un ritmo lento e sensuale che fece impazzire Silvia.

“Elisa, è… è incredibile,” gemette Silvia, aggrappandosi alle spalle di Elisa.

“Voglio farti venire, Silvia. Voglio sentirti esplodere di piacere,” rispose Elisa, aumentando il ritmo e la profondità delle spinte.

Silvia raggiunse rapidamente l’orgasmo, il suo corpo scosso da spasmi di piacere. Elisa continuò a stimolarla, prolungando il suo orgasmo fino a quando Silvia non la supplicò di fermarsi.

“Elisa, è stato… wow,” disse Silvia, senza fiato, un sorriso soddisfatto sul volto.

Elisa sorrise, baciandola dolcemente. “Sono contenta che ti sia piaciuto. Ora tocca a me.”

Silvia prese il controllo, usando il vibratore su Elisa con la stessa maestria. Le loro posizioni si invertirono, e ora era Elisa a gemere e inarcare la schiena, persa nel piacere. Silvia era più discreta, ma i suoi gemiti e i movimenti del suo corpo rivelavano quanto stesse godendo.

Dopo qualche minuto, Elisa raggiunse l’orgasmo, un grido di piacere che echeggiò nella radura. Silvia continuò a stimolarla gentilmente, prolungando il suo piacere fino a quando Elisa non la fermò, esausta e soddisfatta.

Mentre Elisa infilava ancora il vibratore nella figa di Silvia, vide la mia piena erezione e chiese all’amica: “Silvia, vuoi provare qualcosa di nuovo? Vuoi sentire un cazzo vero dentro di te?”

Silvia guardò il mio membro, poi di nuovo Elisa, un misto di curiosità e desiderio negli occhi. “Sì, Elisa. Voglio provare. Voglio sentire te e tuo padre insieme.”

Elisa sorrise, eccitata dall’idea. “Allora vieni, papà. È il tuo turno di darle piacere.”

Mi avvicinai a Silvia, il mio cazzo duro e pronto. La baciai dolcemente, sentendo il suo corpo tremare di anticipazione. “Sei pronta, Silvia?” chiesi, la voce carica di desiderio.

Lei annuì, gli occhi lucidi di eccitazione. “Sì, voglio sentirti dentro di me.”

La feci sdraiare sull’erba morbida, posizionandomi sopra di lei con attenzione. Entrai in lei molto dolcemente, sentendo il suo calore avvolgermi. Nonostante fosse la sua prima volta con un uomo, era così bagnata dall’eccitazione e dilatata dal vibratore che non incontrai alcuna resistenza. Silvia gemette, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare alle sensazioni.

“Stai bene, Silvia?” chiesi, fermandomi per un momento per assicurarmi che fosse a suo agio.

“Sì,” rispose, aprendo gli occhi e sorridendo. “È… è meraviglioso. Continua, per favore.”

Ripresi a muovermi, lentamente e con dolcezza, sentendo ogni centimetro di lei. Elisa, accanto a noi, iniziò a baciare e leccare il corpo di Silvia, soffermandosi sui seni e sui capezzoli, che diventarono turgidi sotto le sue attenzioni. La vista delle due donne che si davano piacere a vicenda era incredibilmente erotica.

“Elisa, è così bello,” gemette Silvia, inarcando la schiena per offrire di più.

“Voglio farti sentire qualcosa di speciale, Silvia,” sussurrò Elisa, continuando a stimolarla mentre io la penetravo.

Dopo qualche minuto, Elisa mi chiese di cambiar posizione. “Papà, mettiti sdraiato. Voglio che Silvia sia sopra di te.”

Obbedii, sdraiandomi sull’erba e facendo sedere Silvia sopra di me, a cavalcioni. La sensazione di averla sopra di me, con il controllo, era incredibile. Silvia iniziò a muoversi, sollevandosi e abbassandosi lentamente, prendendo il ritmo che le piaceva.

Elisa, intanto, si posizionò tra le mie gambe, la sua testa vicino all’inguine di Silvia. “Voglio assaporarvi entrambi,” disse, con un sorriso malizioso.

Iniziò a leccare il clitoride di Silvia, mentre io continuavo a penetrarla da sotto. La sensazione della lingua di Elisa sul mio cazzo, mentre entravo e uscivo da Silvia, era indescrivibile. Gemetti di piacere, sentendo ogni nervo del mio corpo accendersi.

“Elisa, è… è troppo bello,” gemette Silvia, aggrappandosi alle spalle di Elisa per sostenersi.

“Voglio che veniate insieme,” disse Elisa, aumentando l’intensità delle sue leccate. “Voglio sentirvi esplodere di piacere.”

Il ritmo aumentò, i nostri gemiti e i nostri movimenti si sincronizzarono. Sentii l’orgasmo montare rapidamente, e con un ultimo gemito, venni, riempiendo Silvia del mio seme. Silvia raggiunse l’orgasmo pochi secondi dopo, il suo corpo scosso da spasmi di piacere mentre gridava il mio nome.

Crollammo tutti e tre sull’erba, esausti ma completamente soddisfatti. Elisa ci baciò entrambi, un bacio lento e passionato, esplorando i sapori nuovi e intensi che avevamo condiviso.

“È stato incredibile,” disse Silvia, senza fiato, un sorriso soddisfatto sul volto. “Grazie.”

“Di niente, Silvia,” risposi, accarezzandole il viso. “È stato un piacere per tutti noi.”

Ci abbracciammo, godendoci la vicinanza e la connessione che avevamo creato. Sapevo che quel momento sarebbe rimasto per sempre nei nostri cuori, un ricordo indelebile di piacere e amore.
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